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Storie di ordinaria maternità

2017-02-04 18:47

Pagliacci Clandestini

Vento che muove, Stagione 2016/2017, Vento che muove, Stagione 2016/2017,

Storie di ordinaria maternità

21/22 aprile 2017 – Ore 21:00

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MalaUmbra TeatroLiberamente tratto dal libro Quello che le mamme non dicono di Cecilia Santamaria adattamento drammaturgico e regia Carmela De Martecon Carmela De Marte e Miriam Guineaassistente alla regia Maddalena Vantaggidisegno luci Luca Berettoniteaser video Michele Manuali
La gravidanza rappresenta per ogni donna un evento assolutamente speciale. Un essere umano si sviluppa e cresce attraverso un altro essere umano per poi nascere. Diventare mamma, perciò, è un’esperienza emozionale, fisica e mentale, fortissima.Durante i nove mesi di gravidanza la vita di una donna cambia. Muta il corpo, ma mutano anche la psiche e la vita quotidiana. E ci sono degli aspetti che fino a quando non si vivono, non si immaginano.Ci hanno abituati a vivere quest’evento come l’unico miracolo che completa realmente la donna, ma io non mi sono sentita così.La felicità della scoperta ha lasciato subito il posto al terrore, all’ansia, alla paura di come questo bambino avrebbe stravolto la mia vita, privata e professionale. Poi è sopraggiunta la vergogna, sì, vergogna per la mancanza del sentimento di euforia che avrei dovuto provare e perché ero spiazzata nel provare questi sentimenti di cui mai nessuno mi aveva parlato.Cosa avevo che non andava?Perché io non avevo gli occhi a cuoricino e la gioia infinita che tante donne provavano?Dove erano quelle come me?Per non parlare poi della maternità! La mancanza di sonno, il dolore dell’allattamento unito a quello dei punti dovuti al parto, i consigli non richiesti che ti fanno sentire sempre inadeguata, le mille  persone che senza il minimo rispetto ti piombano in casa e che ti costringono a convenevoli di riti mentre vorresti solo urlare e tornare a letto per dormire tre settimane di seguito!Perché nessuno mi aveva mai parlato di tutto questo? E, soprattutto, ero l’unica?Queste domande, questi sentimenti e queste emozioni sono state l’incipit che hanno fatto sorgere in me l’idea di dar voce - attraverso il linguaggio teatrale - a questo turbinio emotivo. Poi l’incontro con il libro di Cecilia Santamaria. Finalmente una mamma come me, spaventata e per niente perfetta che non ha avuto timore di condividere la sua esperienza.Lo spettacolo affronta con ironia i tabu della gravidanza e della maternità. Senza edulcorazioni, con un linguaggio schietto e sincero, racconto la mia storia che è anche la storia di tante altre donne, nella speranza di poter rendere più "umana" quest’esperienza troppa divinizzata.Le parole dette sulla scena non vogliono essere un atto d’accusa o un giudizio, ma una confessione senza filtri che troverà consensi, ma anche critiche.Il gioco vale la candela.
Note di regiaLa scelta registica mira a sottolineare, con semplicità, l’ironia del testo. I cambi d’abito avvengono in scena. L’attrice cambia i vestiti e allo stesso tempo si "trasforma" passando dalla donna single ben curata e alla moda, alla mamma "isterica" (come si autodefinisce), immersa nella nuova quotidianità fatta di biberon, ciucci, notti insonni e ninne nanne.Le musiche sono state scelte per enfatizzare dei momenti clou e fanno da collante per le varie scene che si susseguono temporalmente raccontando dal principio della scoperta all’arrivo del bambino.